Dal neofascismo alla nuova destra

Mario Bozzi Sentieri, Dal neofascismo alla nuova destra
Mario Bozzi Sentieri, Dal neofascismo alla nuova destra

Con la presente pubblicazione possiamo serenamente affermare che è stata colmata la reale e sentita necessità di una profonda analisi culturale su quello che è sempre stato il variegato mondo della pubblicistica afferente alla Destra militante ed alle sue diramazioni di ordine spirituale e metapolitico.

Il bel volume di Bozzi Sentieri raccoglie le esperienze, il decorso e la natura interna delle riviste d’area dal 1944, quindi già prima del termine del conflitto mondiale, sino al 1994, anno fatale e di svolta epocale per i futuri destini di tutta la comunità che in determinati valori si era sempre identificata, suddividendoli nei diversi periodi storici, pur con caratteristiche diverse. Scelta che noi abbiamo reputato più che opportuna, perché se si fosse voluto attuare una suddivisione per specificazioni ideologiche, si sarebbe corso il serio rischio di perdersi nella palude delle definizioni, dei distinguo, delle peculiarità d’appartenenza che, a Destra, rappresentano una vera infinità.

Come l’Autore afferma nella sua introduzione “è mancata, a Destra, una chiara coscienza del proprio, specifico itinerario politico-culturale“, tanto da poter addirittura parlare di “culture delle Destre”, tanto si è palesato disomogenea il panorama di riferimento mitico ed ideologico, che chiaramente emerge dalla valutazione d’insieme che l’apprezzabile testo del Bozzi Sentieri ci offre. Allo stesso tempo, però, alle stesse pubblicazioni, più che alla politica militante o elettorale, bisogna guardare con vera attenzione, se si vogliono focalizzare le tematiche comuni, le idealità che hanno, nonostante la succitata diversità, unito generazioni diverse, che  le hanno forgiate, come detto, già prima del termine della guerra o nell’immediato dopoguerra con il clima di caccia alle streghe che i libri di Giampaolo Panza oggigiorno raccontano (verità e realtà denunciate da decenni dalle medesime pubblicazioni in riferimento), con riviste come il Manifesto del ’44, il Meridiano d’Italia di Franco Maria Servello, di cui ricordiamo l’uccisione del primo direttore De Agazio ad opera della Volante Rossa ed il necessario trasferimento della redazione per alcune settimane a Roma dopo le devastazioni subite  a seguito di uno sciopero generale, Rivolta Ideale ed il Borghese. Questo è il periodo che l’Autore ha giustamente denominato Identità e Ruolo Politico. Sin da subito, infatti, emerge una chiara e forte volontà di affrontare tematiche e problematiche decisamente controcorrenti, non-conformi, acclarando una manifesta diversità tra la Destra Italiana e la Destra Europea, per un substrato ideologico espressione di una naturale filiazione storica  con il Fascismo. Il Mondialismo, l’evoliana demonia dell’economia, l’alternativa al sistema ed alla sinistra, la riproposizione della repubblichina socializzazione, sono i cardini d’unione di un panorama umano, prima che politico e culturale, così diversificato, tanto da arrivare a riconsiderare o a contestare lo stesso uso o valenza del termine “Destra”.

Sempre seguendo il filo dei diversi periodi d’evoluzione delle riviste d’area, segnaliamo il successivo periodo, contraddistinto politicamente dallo scollamento di diversi gruppi dall’egemonia del MSI, che viene ben definito Diaspora, in cui l’autonomia militante si traduce anche in un’indipendenza  di visione del mondo e di distacco verso le forme istituzionali di fare politica e cultura: sono gli anni, dal 56′ al 67′ delle note riviste Ordine Nuovo, di dichiarata impronta evoliana diretto da Pino Rauti, L’Alfiere (ancora esistente), cattolica tradizionalista, oltre all’Italiano di Pino Romualdi.

Un’ulteriore fase, tra il ’68 e l’80, Tra Rivolta e Metapolitica, segna l’irruzione prepotente delle tematiche giovanili, ecologiste ed un rafforzamento della consapevolezza tradizionalista dell’intera comunità militante. Sono gli anni non solo del Candido di Giorgio Pisanò, ma anche del famoso La Voce della Fogna, espressione anticonformista del Fronte della Gioventù, e de La Terra degli Avi di Marco Tarchi, che sempre dell’organizzazione giovanile missina esprimeva le aspirazioni metapolitiche e spirituali. E proprio nel solco della Tradizione, nel ’72 nasce Arthos, come ricollegamento ideale agli insegnamenti di Evola e di tutti i correlati insegnamenti  spirituali sul mondo indoeuropeo. Forse questo è il periodo più fecondo, dal punto vista essenziale e di qualità, delle pubblicazioni, ove organicamente si ritrovano il pragmatismo delle lotte quotidiane e le idealità e l’introspezione personale, come aspetti diversi ma convergenti di unicum, di un medesimo modus vivendi, avvicinando proficuamente le figure del militante, dello studioso, dello spiritualista: in merito, ricordiamo la rivista Terza Posizione.

L’ultimo periodo, dall’81 al ’94, Dalla Protesta alla Proposta, apre un periodo di profonda riflessione sul ruolo per il futuro che l’intero schieramento di Destra avrebbe potuto e dovuto assumere, con pubblicazioni che si aprono al confronto non solo con elementi di aree politiche differenti, ma anche sottoponendosi alla critica della società civile, uscendo da un isolamento decennale: una rivista che per il suo valore e la sua diffusione non va certamente dimenticata del periodo suddetto è L’Italia Settimanale, diretta da Marcello Veneziani, Alessandro Caprettini e Pietrangelo Buttafuoco. Uno sviluppo che, però, molto spesso, ma non sempre, è stato condotto a discapito della conservazione ideale della propria identità e delle proprie radici e che pian piano ha prodotto un esaurimento progressivo della capacità creativa, associativa e culturale dell’intero ambiente, come personalmente lo stesso Autore ci ha riferito alla presentazione del testo a La Spezia, a cura del Circolo Culturale La Sprugola.

Infine, non possiamo che consigliare l’attente lettura del saggio in questione, al di là dei convincimenti politico-ideologici di ognuno, sia come memoria storica collettiva e non solo di una singola parte, sia per la cura e la competenza che l’Autore ha ivi dimostrato nella raccolta spesso non facile di dati ed informazioni, oltre che per diverse curiosità e sorprese che il volume offre ai propri lettori.

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Tratto, con il gentile consenso dell’Autore, da Arthos n.17, nuova serie, 2009.

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Nato a Taranto nel 1977, è stato l’animatore nei primi anni del 2000 del Centro Studi Tradizionali Cuib Mikis Mantakas, con la correlata fanzine Camelot, a cui hanno offerto la loro preziosa collaborazione numerosi studiosi del tradizionalismo italiano. Attualmente, i suoi interessi, che spaziano dalla metapolitica alla Tradizione, dall’antichità classica alla dottrina ermetico-alchemica, lo coinvolgono in alcune collaborazioni di rilievo con riviste come Vie della Tradizione, Elixir, Arthos, Orientamenti, Orion. Suoi articoli sono apparsi anche su pubblicazioni come Ciaoeuropa, Graal, Hera, Simmetria ed Arketè.

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