Cronache dell’antifascismo paranoide e schizofrenico

La paranoia – mi correggano gli specialisti se sbaglio – si manifesta con una sindrome di persecuzione collegata ad una sindrome di onnipotenza. Questa la malattia psichica di cui soffre la classe politico-intellettuale-giornalistica italiana, e non da oggi, una malattia che impedirà sinché dura ogni possibile modus vivendi tra posizioni divere nel Bel Paese ed è alla base del Doppiopesismo che ne governa le decisioni su molti piani.

Le recenti manifestazioni d’intolleranza del Partito democratico e dell’ANPI, ai quali spesso e volentieri si aggiungono certi grillini, sono la prova del diffondersi di questa patologia ossessiva che per la sua pericolosità è necessario continuare sempre a mettere in evidenza. Certa sinistra italiana vede ormai manifestazioni dirette e indirette di “fascismo” per ogni dove e s’impegna a fondo per scovarle e denunciarle quasi a voler sottolineare  la necessità di approvare la famigerata Legge Fiano. La patologia va peggiorando e non la si può ignorare, dato che cerca di influenzare la gente comune, alla quale la questione in sostanza non interessa, come ha sottolineato Alessandra Mussolini in una intervista a il Giornale del 3 dicembre, e creare così una artificiosa sensazione di allarme politico-sociale amplificato dai mass media caudatari della sinistra.

Il limite estremo è stato per ora raggiunto, ma di certo verrà superato, dalle indignate protesta di PD e ANPI, appunto,  per una… lettera maiuscola!  A Torino ha vinto il bando di concorso per delle manifestazioni natalizie una società che si chiama “Mercatini di Bolzano”. A quanto pare la “M” iniziale del logo ai piddini ed ai vecchi e giovani partigiani ricorda troppo la “M” di Mussolini e la M” dei Battaglioni M! Incredibile ma vero. Un delirio di persecuzione. C’è anche da dire che il simbolo della società in questione è il Monumento della Vittoria (nella Grande Guerra) che a Bolzano da sempre viene visto come fumo negli occhi dagli altoatesini di lingua tedesca. Intollerabile. Sicché questa iniziativa natalizia torinese è stata definita dai paranoidi contestatari “una manifestazione fuori dal perimetro costituzionale”. Ma veramente non si rendono conto del ridicolo? E’ la sindrome di onnipotenza che li acceca. L’immaginazione non ha limiti e siamo passati dal famoso, e dimenticato, “arco costituzionale” inventato da De Mita che serviva a tener fuori il MSI dalla politica parlamentare anche se era legittimamente rappresentato in Parlamento, al “perimetro costituzionale”, idea veramente geniale… Ci aspettiamo  adesso la “circonferenza”, la “retta” e il “diametro” costituzionali…

Quasi in contemporanea, il 29 novembre 2017, è avvenuto che tredici appartenente al Veneto Fronte Skinheads (che nel linguaggio giornalistico da sinistra a destra sui quotidiani e in TV, divengono i “naziskin”) a Como hanno fatto irruzione nella sede della associazione Como Senza Frontiere che si occupa di immigrati ed hanno letto un volantino. Sono stati denunciati per “violenza privata” e hanno sollevato l’indignazione della classe politica Renzi in testa (e per fortuna Lega e Fratelli d’Italia non si sono accodati), che ha parlato di “azione squadristica neofascista”. Che è successo in concreto? I tredici hanno aggredito i presenti, hanno distrutto i locali? No, e infatti nessuno ha osato sostenerlo. Si sono limitati a leggere un loro proclama definito “delirante” dalla stampa. L’accaduto lo si potrebbe definire un blitz, un flashmob, certamente provocatorio ma non violento. Le reazioni esagitate e la condanna dello “squadrismo” sono una tempesta in un bicchier d’acqua ma utilissimo a creare un clima di tensione generale gonfiato dai dibattiti televisivi. Condanne di politici e mass media che mancano sempre quando ad aggredire, a distruggere, a picchiare e a devastare sono i bravi ragazzi dei “centri sociali”. Diciamo cose ovvie, certo, ma nessuno le ricorda mai agli ipocriti e faziosi. Che quella di Como sia stata una strumentalizzazione antifascista lo dimostra a contrario il Corriere della sera che ha mantenuto sul fatto un profilo bassissimo, quasi ignorandolo…

L’Italia però è anche un Pese contraddittorio, che un giorno fa una cosa e il giorno dopo il suo esatto contrario. Mentre, come si disse, vengono dileggiati in quanto “fascisti convinti” illo tempore un Eugenio Scalfari e un Fiorenzo Magni, al quale non si dedica una pista ciclabile a Prato proprio per questo motivo, ecco che invece si fa l’apologia di un altro “fascista convinto”, Mario Sironi, del quale è stato restaurato e presentato in gran pompa  il suo enorme affresco (oggi si ama dire murale) dell’aula magna della Università di Roma La Sapienza. Anzi, più che restaurato  si dovrebbe dire ripristinato, in quanto sono state asportate dopo oltre mezzo secolo le cancellature e le verniciature che negli anni Cinquanta vennero effettuate sulle parti “fasciste” della sua enorme opera… L’Italia democratica non ne poteva sopportare la vista, proprio come secoli prima certi cardinali pudibondi non potevano sopportare la vista dei nudi michelangioleschi della Cappella Sistina e li fecero ricoprire con i famigerati  “mutandoni” oggi anch’essi rimossi da tempo, e proprio come De Gasperi nell’immediato dopoguerra si sentì offeso dalle pudenda esibite dalle statue dello Stadio dei Marmi al Foro ex Mussolini e le fece ricoprire da enormi foglie di fico….A quanti pare nell’odierna Italia sputtanata i motivi per sentirsi offesi sono ben altri…

Non siamo certo alla vigilia di una nuova Marcia su Roma, ma si sta verificando una situazione oggettiva su cui la classe dirigente italiana dovrebbe meditare in modo serio: perché a quasi un secolo dalla nascita del fascismo e a oltre settant’anni dalla sua caduta, la sua ideologia, la figura di Mussolini e la tragica esperienza della RSI attraggono giovani e giovanissime generazioni, perché i suoi simboli compaiono nei momenti e posti più inaspettati tanto da indurre il molto onorevole Fiano a proporre la sua legge liberticida. L’ideologia democratica e partitocratica ha fallito, e perché? Una risposta dovrebbe far ripensare quel che è stato sbagliato invece di  ricorrere soltanto alla repressione, spesso ottusa ed sproporzionata

Certamente alcuni episodi non collegati fra loro forniscono l’esca a questi allarmi esagerati: vedi la foto di Anna Frank in maglia giallorossa esposta all’Olimpico dagli ultrà laziali, o quel giocatore che dopo un gol fa il saluto romanoe  scopre una maglietta con il simbolo della Repubblica Sociale proprio a Marzabotto. Estremismi giovanili e anche un pizzico di ignoranza che prendono preventivamente in considerazione le reazioni che avrebbero provocato innescando una reazione a catena di denunce, anatemi e condanne. Ci si dimentica sempre che venticinque anni fa la scusa per emanare la Legge Mancino fu una semplice manifestazione con corteo senza violenza né disordini  del Veneto Fronte Skinheads nel 1993… Certe cose sono oggettivamente controproducenti ottenendo più danni che benefici, fossero solo di principio. In sostanza aiutano chi vorrebbe varare leggi più generali e generiche contro il “pericolo fascista”, o fornisce ragioni emotive a chi propina di abbattere le “architetture  fasciste”. Provocazioni ingenue e che si ritorcono contro. Meglio pensarci prima di metterle in pratica. Meglio agire con cognizione di causa. Meglio applicare una strategia entrista. Meglio ottenere consiglieri comunali o circoscrizionali. Inutile “provocare” a vuoto, meglio andare sui fatti concreti e farsi apprezzare dalla gente comune sul piano politico e culturale puntando sulle contraddizioni degli avversari. Altrimenti si corre il rischio di restare sempre nei limiti di contestatori marginali e inefficaci, chiassosi e provocatori sì, ma del tutto irrilevanti, capaci di produrre l’effetto contrario, cioè leggi repressive.

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Giornalista, vicedirettore della cultura per il giornale radio RAI, saggista ed esperto di letteratura fantastica, curatore di libri, collane editoriali, riviste, case editrici. E' stato per molti anni presidente, e successivamente segretario, della Fondazione Julius Evola.

3 Responses

  1. Cosma
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    Leggi repressive che, in ogni caso, non salveranno la democrazia. La quale, come scriveva Platone circa duemilacinquecento anni fa, “muore nel ridicolo prima ancora che nel sangue” Al ridicolo ci siamo già arrivati da tempo; mi preoccupa la fase successiva.

  2. Fabio Fineschi
    | Rispondi

    Winston Churchill definì la democrazia come la peggiore forma di governo, aggiungendo, però, che non ne conosceva una migliore (perdonatemi l’eventuale imperfezione della citazione). Io credo che una politica efficiente, onesta e alta possa costituire il solo vero antidoto verso nuove forme di estremismi, riesumazione del fascismo compresa. La vera antipolitica sta proprio in questa politica del furbismo, del trucco da baraccone e dei venditori di pentole e affaristi di ogni risma che popolano il Parlamento e le Istituzioni locali. Purtroppo questo è un grande paese ferito da una classe dirigente markettara e incompetente. Non nascondiamoci, però, dietro l’entità fantastica della “Casta”, i nostri politici rappresentano quello che noi siamo come italiani, ovviamente con tutte le distinzioni ed eccezioni esistenti. Ci scandalizziamo per il ritorno della salma di un Re che, certamente, non ha brillato per eroismo e patriottismo ma siamo pur sempre il paese della Cicciolina in Parlamento, degli ex brigatisti chiamati a far lezioni nelle università e ai primi posti in Europa e nel mondo quanto a diffusione della corruzione nella pubblica amministrazione. Qui, a Firenze, sono state realizzate molte piste ciclabili ma, spesso, usate come parcheggi per le auto: meditate e meditiamo.

  3. Litorale adriatico
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    La sinistra italiana è stata dalla “guerra civile” (volgarmente nota come “resistenza”) in poi egemonizzata dal partito comunista italiano e dalla cultura da esso derivata. La sinistra comunista e postcomunista ha governato il paese dopo la guerra fredda, ovvero quel periodo che l’ex presidente del pcus Gorbaciov aveva previsto come di “crisi della sinistra”. Come tutti sanno dal discioglimento dell’URSS la sinistra occidentale è in stato comatoso ed è sopravvissuta adattandosi ai diktat liberisti e dell’alta finanza che l’ha portata a rinnegare i suoi dogmi ideologici in campo economico e sociale. Per rifarsi una verginità ha abbracciato teorie neoliberiste sfrenate che hanno avuto effetti disastrosi sul Paese, dimostrazioni concrete del loro fallimento ideologico e pure di governo.

    Alla sinistra italiana non resta altro che utilizzare l’antifascismo per tentare, inutilmente, di recuperare i voti persi dei giovani che vivono nella disoccupazione e nel precariato perenne o degli operai che non hanno lavoro a causa della concorrenza sleale cinese e delle delocalizzazioni. La disoccupazione è il più grande problema che la sinistra italiana non riesce a risolvere e quindi utilizza l’antifascismo come argomento per distrarre l’opinione pubblica da uno dei problemi principali del nostro Paese che è quello del lavoro.

    Il loro antifascismo è solo un tentativo patetico di “nascondere” i loro fallimenti economici e politici anche se l’ostilità feroce all’ideologia di Mussolini viene da più lontano ed è tipico della cultura politica della sinistra marxista, la quale inoltre non accetta neppure nessun tipo di “destra”, compresa quella liberale.

    Ricordo inoltre che l’Italia è l’unico paese democratico occidentale, assieme a Grecia, Spagna e Portogallo, dove ad ogni incontro elettorale si presentano partiti che orgogliosamente si proclamano marxisti e che vogliono applicare le collettivizzazioni e che parlano ancora di “imminente pericolo fascista”.

    In Italia la sinistra vuole abbattere i monumenti creati da Mussolini, mentre la città cinese di Tientsin, Tirana ed Asmara hanno come sole attrazioni turistiche l’architettura italiana del “ventennio” e non si sognerebbero mai d’abbattere tali edifici. La Cina è un paese socialista. L’Albania e l’Eritrea (quando faceva parte dell’Etiopia) lo sono state in passato. Questo dimostra l’infondatezza del “pericolo” fascista da parte di paesi che ne hanno subito l’occupazione.

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