Complottismi cattocomunisti su Tolkien e tentativo di egemonizzare la critica

Diciamoci la verità: quando prevalgono i pre-giudizi ideologico-politici nei fatti culturali si cade in gaffe spesso gravi e clamorose e sembra che si sia ancora negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, quando la Sinistra italiana vedeva da ogni parte le FODRIA, le Forze Occulte della Reazione in Agguato, come le definiva Guareschi, sfottendoli. Sembra essere una mentalità innata che si perpetua nelle generazioni da quelle parti.

Oggi, nel diciassettesimo anno del XXI secolo questo atteggiamento consolidato lo si potrebbe ormai considerare una specie di sindrome di paranoia complottistica che una certa sinistra cattocomunista ha applicato anche recentemente in occasione di una manifestazione a Rimini che ha visto presenti alcuni critici ed editori insieme alla Società Tolkieniana Italiana. Che c’è di speciale? Nulla. Ma, in base alla distorsione mentale di cui sopra, l’evento è stato interpretato come una specie di summit delle varie anime di quella che viene etichettata da costoro come la “destra” tolkieniana. Cosa staranno organizzando di sovversivo? Cosa stanno tramando alle spalle dei tolkieniani che più democratici non si può??  Insomma, le vecchie FODRIA che ritornano di attualità…

Il terribile complotto è stato “rivelato” sul sito di una associazione amatoriale romana co-fondata dall’inquisitore per eccellenza Wu Ming 4 (il cui imprimatur è evidente) e da un  giornalista comunista della defunta Unità (seppellita da Renzi e non da Mussolini), il quale nella sua allarmata denuncia si dimentica di un piccolo-grande particolare, quello di essere il collaboratore proprio di una di quelle pericolosissime case editrici “fasciste” da lui poste all’indice, Il Cerchio, per cui ha curato la vecchia traduzione pavoliniana del Kalevala (tra parentesi del poema nazionale finnico ne esiste una nuovissima edita dalle Mediterranee),  senza aver avuto alcuna paura di sporcarsi le mani… magari autodenunciandosi, come uso dalle sue pati, per un errore di gioventù… Nulla di nuovo, è il classico sistema doppiopesista dei progressisti facce di bronzo.

Questa sindrome di interpretazione ideologizzata porta poi il segretario di un istituto di studi tomistici (sic), si suppone quindi un filosofo cattolico, che non dovrebbe essere proprio ignorante come una capra di sgarbiana memoria, a mettere antidemocraticamente al bando la interpretazione delle opere di Tolkien in chiave da lui definita “neosimbolica”, e questo perché a suo giudizio era lo stesso scrittore a ripudiarla, e per dimostrare la propria tesi riporta un paio di frasi del professore di Oxford, filologo, in cui egli respinge nettamente la interpretazione delle sue opere come… allegoria! Il nostro segretario tomista e che è per di più vicepresidente della associazione di cui sopra, confonde dunque, non si capisce se in mala fede o per pura ignoranza, allegoria e simbolo, quando sarebbe bastato andare a consultare una qualunque enciclopedia anche non specializzata… Un marchiano errore o un vero falso pur di escludere (non si sa bene in base a quale autorità superiore, forse WM4?) chi la pensa in maniera diversa del sinistro gruppetto cui si è aggregato. Una specie di gioco delle tre carte per confondere le idee, ma smascherato da chi ha partecipato alla discussione. Senza ottenere ovviamente risposta o replica. La tecnica è questa: loquacissimi nei confronti degli altri, silenti nei propri confronti..

Nessun dubbio, Tolkien rifiutava l’interpretazione allegorica perché qualcuno aveva affermato che nel Signore degli Anelli e nei suoi personaggi egli intendeva rispecchiare la prima e anche la seconda guerra mondiale con i loro maggiori protagonisti. Sicché, come scrissi trent’ani fa o giù di lì, questo rifiuto dell’autore dimostra e accredita come è solo grazie ad una analisi  mitico-simbolica che si può andare veramente a fondo del senso  della sua opera. Perché un metodo critico del genere fa tanta paura alla sinistra assortita al punto da farla andare addirittura in crisi?

I due episodi qui ricordati dimostrano come il diavolo ideologico faccia le pentole ma non i coperchi, e come il vero e proprio odio culturale nei confronti di chi non la pensa come i cattocomunisti alla fine si ritorca contro chi lo esprime.

Gente come questa è affetta da una vera e propria sindrome paranoide che la induce ad atteggiamenti di pura irrazionalità e i cui giudizi sono basati non su aspetti culturali ma di tutt’altro genere, come l’esperienza ci ha insegnato: che ambienti frequenti, su quali giornali scrivi, che libri leggi, che amici hai, se in gioventù eri di un certo partito, di quali autori ti interessi, a quali convegni partecipi, per quali  opere hai scritto le introduzioni, addirittura con chi ti sei fatto fotografare e quali sono i soggetti delle tue illustrazioni, e via su questo piano. Chi ha solo questi parametri per dare un  giudizio positivo o negativo non conosce l’ABC della democrazia culturale e si rifà a quelli di Lukàcs e Togliatti buonanima. Eppure vuol dare lezioni in tal senso atteggiandosi a povera vittima. Hanno sbagliato mestiere: la loro vera vocazione è quella di commissario politico o di agente del KGB.

Condividi:
Segui Gianfranco de Turris:
Giornalista, vicedirettore della cultura per il giornale radio RAI, saggista ed esperto di letteratura fantastica, curatore di libri, collane editoriali, riviste, case editrici. E' stato per molti anni presidente, e successivamente segretario, della Fondazione Julius Evola.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *