C’è un’Italia da spiegare… ci pensa Giulio Arthos

lettere-non-spediteUn giornalista scontento e scorretto, dice di chiamarsi Giulio Arthos (saranno soddisfatti gli evoliani no?), e si diverte a scrivere lettere e a non spedirle. Lettere toste con nomi, cognomi ed episodi “incriminati”, in passato ospitate anche dal quotidiano Linea, indirizzate ai protagonisti degli sba(di)gli e delle stranezze d’Italia; ai giornalisti innanzitutto (e a chi sennò?), ma anche ai politici vecchi e nuovi, come Gianni Alemanno, sindaco della Capitale e Alfredo Mantica, sottosegretario del governo Berlusconi. Qualche mese fa, questo signor Giulio, ha deciso di raccogliere in volume le sue cattiverie e ne son venute fuori 170 pagine di rasoiate da barbiere di paese (Giulio Arthos, Lettere non spedite, Tabula fati, 2009, pp. 176, euro 12.00. Presentazione di Corrado Federici), tanto che ben prima della fine del libro è invero difficile che il lettore possa non esclamare «Oddio, che Italia!», periodo meno colto, ma ugualmente significativo, dell’esclamazione dantesca «Ahi serva Italia», eccetera eccetera.

Alcuni esempi per far capire. Lettera indirizzata da Arthos a Ezio Mauro, direttore de La Repubblica, datata 20 febbraio 2004. Repubblica è il giornale più artistico del nostro Paese, perché riesce a vedere un’Italia che non c’è mai stata. Un giorno di quasi sei anni fa, per esempio, un giorno che forse diverrà “storia”, Mauro si lasciò scappare alcuni commenti su una incredibile “egemonia culturale della destra” (sic!), che al nostro dottor Giulio non sfuggirono punto e ai quali infatti replicò con beffarda eleganza. Chiaro no? Stessa famiglia (la sinistra), di nuovo le stesse lamentele su un presunto “regime” (di destra), sollevate anche da Maurizio Costanzo, un uomo dalla carriera interminabile (fra Benito Mussolini e Aldo Biscardi, per capirci). Era il 2003, e “impaurito” da alcune giudizi espressi dal settimanale Il Domenicale, il baffo più noto della tv commerciale si lasciò andare a uno sfogo (indovinate dove?) ancora su Repubblica. Pensavate che al nostro Arthos potesse sfuggire la faccia tosta dell’onnipresente pariolino? Bé, sbagliavate di grosso…

Poi è la volta della lettera indirizzata al “filosofo” e tuttologo dell’Unità, Bruno Gravagnuolo che un giorno sì, l’altro pure, se la prende con i “fascisti” di ieri e di oggi, ma anche lui con scarsa padronanza della materia. Il lettore scoprirà, oltre a due saporite novità sull’antigentiliano Adriano Tilgher e sull’immancabile Evola, che Corneliu Zelea Codreanu non è stato il capo della “Guardia di ferro” bensì delle più esoteriche “Croci di ferro rumeno” (sic!). Anche Gianni Minà, altro salty dog dell’antifascismo nostrano, si becca la sua missiva a causa della fedeltà al vecchio e malinconico Fidel Castro (per la serie: compagni, opponiamoci ai dittatori solo quando non sono di sinistra, please); una fedeltà già pronta però, ci dice Arthos, a trasformarsi in critica con valore retroattivo, qualora il barbuto comandante continuasse a combinarne di grosse. Vestire il fido-Fidel dei panni di un fascio-populista diverrebbe un gioco per la sinistra degli scacchisti, che muove persone e categorie politiche a seconda di necessità e occorrenze (ieri contro i preti, oggi a favore, domani non si sa). Oplà! e lo scomodo Castro diventerebbe il cugino emigrante di Francisco Franco: stessa “disumanità”, stesso “orientamento”, ecc.

La lettera più forte, però, è quella indirizzata alla giornalista Guia Soncini, rosa da un dubbio amletico sulle reali intenzioni degli uomini d’oggi (la vogliono ancora quella “cosa lì”?). Il nostro battagliero Arthos non si crea problemi e scrive: siamo sicuri «Cara signorina», che non si tratti di un suo personalissimo problema? “Mal comune” mezzo gaudio, insomma? O al contrario cambiando i tempi cambiano i gusti e cambiano pure le opinioni? Certo è che di sesso c’è chi ci campa pure, pur non essendo Richard Gere. «Con i dovuti rispetti» (ovviamente), firmato: Giulio Arthos.

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Marco Iacona, dottore di ricerca in “Pensiero politico e istituzioni nelle società mediterranee”, scrive tra l’altro per il bimestrale “Nuova storia contemporanea”, il quotidiano “Secolo d’Italia”, il trimestrale “La Destra delle libertà” e il semestrale “Letteratura-tradizione”. Per il “Secolo d’Italia” nel 2006 ha pubblicato una storia del Msi in dodici puntate. Ha curato saggi per le Edizioni di Ar e per Controcorrente edizioni. Per Solfanelli ha pubblicato: 1968. Le origini della contestazione globale (2008).

  1. Maria
    | Rispondi

    Ciao Marco

    Tu sei Marco La Iacona. Tua madre Carmelina en tue padre Andrea, scrivi me, che siamo famiglia. Mia Figlia Patrizia e nata insieme a te, ce tu sei Marco, che conosco io.

    Fami sapere.

    Saluti Maria

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