Sulle ali di miti e simboli piumati

Volario Aristofane li definì “felice stirpe degli alati”; ne Gli uccelli, Battiato ne cantava, stupito e rapito, i “codici di geometrie esistenziali”. Agli esseri alati (“uccelli, insetti e creature fantastiche”) e al loro multiforme simbolismo ha oggi consacrato un voluminoso libro Alfredo Cattabiani, uno dei massimi esperti e studiosi viventi di immagini e realtà tradizionali, che con questa sua nuova fatica – uscita nelle librerie proprio in questi giorni – apre un nuovo ciclo di saggi dedicati al mondo animale. Il volume, anche dal titolo, si inserisce però in quel fecondissimo solco di studî dell’autore in cui già avevano trovato spazio negli anni precedenti (solo per citare alcuni titoli tra i più noti) Erbario, Florario, Calendario, Lunario, Bestiario e Planetario.

 

Scrivere di animali alati ha un preciso significato e una notevole importanza a livello simbolico, poiché essi in svariate credenze religiose e tradizionali furono associati al demiurgo-creatore, cioè alla stessa cosmogonia discendente. Viceversa dunque ripercorrere lo studio degli animali alati può ri-portare verso l’Origine prima, in un senso ascendente e iniziatico. E non è certo casuale che le ali rappresentino univocamente l’ascesa ai cieli (per esempio nella tradizione cristiana, come rileva Cattabiani, “simboleggiano […] la spiritualizzazione, il volo verso l’alto, la comunione divina). È per questo motivo che le ali sono presenti in modo così frequente nelle incisioni di Albrecht Dürer.

 

Non è certo semplice dar conto in poche righe della ricchezza di immagini evocate dall’Autore, come in un caleidoscopio i cui frammenti sono tratti da ogni tradizione mondiale: appaiono il corvo, nero compagno di molti dei (Odino, Lug, Apollo), e la bianca e femminile colomba protagonista di tanti miti; il solare gallo guerriero e il pavone cristico; il cigno nordico-iperboreo e la rondine primaverile e apportatrice di speranza; e di capitolo in capitolo si giunge sino all’aquila e la civetta, la zanzara e la fenice, la farfalla e le sirene alate. Esseri reali o immaginari, in ogni caso emblemi di una precisa realtà, che è superiore a quella ordinaria, sebbene con essa abbia precise corrispondenze. Come Cattabiani dimostra con efficacia sin dalle prime pagine del suo libro, consacrate al “simbolo come via regale di conoscenza”, “il processo simbolico “separa”, ma nello stesso tempo “unisce”, serve a riconoscere, attestare e garantire un rapporto con l'”altro”: ciò è possibile perché le varie realtà sensibili che si simboleggiano a vicenda (per esempio il gallo e il sole) rinviano a realtà non sensibili, le quali sono l’oggetto simboleggiato per eccellenza, ma non simboleggiante“. Questo rimando a una realtà immanifesta ma esprimibile attraverso simboli (e miti) dimostra come si abbia a che fare con una via di conoscenza del tutto privilegiata. Lo intuì bene Ernst Jünger quando, alla domanda “Lei crede nei miti?” rispose che “anche se non si volesse credere alla verità che nascondono, è impossibile non credere alla loro incomparabile potenza simbolica. Nonostante la loro consunzione moderna, i miti restano, al pari della metafisica, un ponte gettato verso la trascendenza”.

 

A. Cattabiani, Volario, ed. Mondadori, Milano 2000, 620 pagine, lire 36.000.

 

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Pubblicato col titolo Quando il mito ha le piume sul quotidiano La Padania il 26 novembre 2000.

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Alberto Lombardo è stato tra i fondatori del Centro Studi La Runa e ha curato negli anni passati la pubblicazione di Algiza e dei libri pubblicati dall'associazione. Attualmente aggiorna il blog Huginn e Muninn, sul quale è pubblicata una sua più ampia scheda di presentazione.
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