Nel corso del sole il tempo del sacro

La scomparsa di Alfredo Cattabiani, avvenuta nello scorso mese di maggio, ha lasciato un vuoto nel campo degli studi sul passato, le tradizioni popolari e il senso popolare del sacro, che difficilmente potrà venire colmato. Pochi hanno saputo affrontare questi argomenti con una competenza e una profonda comprensione come l’autore, tra l’altro, di Volario, Acquario, Florario, Lunario, Planetario e Calendario.

Di quest’ultimo libro le edizioni Mondadori hanno da poco dato alle stampe una nuova edizione, ampiamente riveduta e ampliata: si tratta del primo libro postumo di Cattabiani, che inaugura una serie di nuove pubblicazioni. Come riferisce infatti la vedova Marina Cepeda Fuentes, Alfredo ha lasciato un ampio corpus di opere finite e di scritti varî, che saranno via via pubblicati nel corso dei prossimi mesi e anni, secondo le scadenze dei vari contratti con i numerosi editori. Grazie anche a questi nuovi testi, il tempo ci restituirà forse in tutta la sua grandezza l’opera integrale di un autore che, pur se tra i più venduti in Italia, non è stato ancora sufficientemente compreso nella sua altezza e nella sua profondità: e come per tanti grandi studiosi del passato il riconoscimento, quello che permane nelle antologie e nelle bibliografie più autorevoli, oltre che nelle traduzioni in lingue straniere, giungeranno probabilmente solo dopo la morte. Il tempo sarà giudice: nelle librerie lo spazio maggiore è sempre riservato alle novità e agli istant-books, destinati a essere dimenticati nel giro di giorni o mesi, ma altro permane al di là di mode e contingenze conserva e accresce il suo valore.

E proprio al tempo, signore di tutte le cose, è consacrato il Calendario: questa nuova edizione segue di quindici anni la precedente (Rusconi 1988), e presenta un significativo arricchimento di idee e spunti, maturati attraverso una profonda riflessione e un serrato e quasi quotidiano confronto tenuto dall’autore con tanti studiosi delle religioni, dei miti, delle tradizioni.

Aperto da un’affascinante esplorazione della storia della misurazione del tempo presso le varie civiltà, e dalle epoche più remote ai giorni nostri (La divisione del serpente), il libro affronta una sorta di “viaggio iniziatico” attraverso il ciclo dell’anno: calandosi dapprincipio nelle tenebre più oscure del solstizio invernale, con la festa del Natale e i dodici giorni sacri del “piccolo anno” che portano all’Epifania, si risale poi lentamente, attraverso fasi critiche e cruciali, caratterizzate da altrettante ricorrenze, sino al trionfo della luce di giugno. Inizia allora la calda estate, che già ha in sé il principio dell’oscuramento, preannunciando così una nuova, lenta discesa verso la “morte” autunnale. Ma al di là della ciclicità il sole permane, come ci ricordano simboli primordiali: gli alberi si spogliano dei frutti, eppure il tronco resta vivo anche nel gelo. La luce del sole sovrano, allo stesso modo, sempre torna a scaldare la terra con i suoi raggi benefici.

Il libro si sofferma sui significati arcaici di alcune delle principali feste religiose: un’eccezione solo apparente è quella del primo maggio, ricorrenza nella quale la celebrazione civile del lavoro si è sovrapposta ad un’antichissima festività pagana, osservata dai Celti, dai Germani, dai Romani e anche da altri popoli. All’estremo opposto dell’anno sta il “Capodanno celtico” di Samain, cui Cattabiani dedica diverse pagine del suo Calendario. Numerosi sono poi, nel libro, gli intrecci tra tempi e luoghi, tra la ricorrenza calendariale e la festa locale (così, per esempio, nel caso del Palio di Siena).

Per un caso non fortuito, nella navata destra della Chiesa del Carmelo a Santa Marinella, ove venne dato l’ultimo saluto a Cattabiani, dei giovani avevano in precedenza montato un grande cerchio diviso in spicchi, che contrassegnavano altrettante fasi del corso annuale. Al centro, il motore immobile, cui Alfredo aveva rivolto lo sguardo per l’intera vita.

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Alfredo Cattabiani, Calendario. Le feste, i miti, le leggende e i riti dell’anno, Mondadori, Milano 2003, pp. 400, euro 18,00.

Tratto da la Padania del 14.X.2003.

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Alberto Lombardo è stato tra i fondatori del Centro Studi La Runa e ha curato negli anni passati la pubblicazione di Algiza e dei libri pubblicati dall'associazione. Attualmente aggiorna il blog Huginn e Muninn, sul quale è pubblicata una sua più ampia scheda di presentazione.
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