I battaglioni perduti

Massimiliano Afiero, La crociata contro il bolscevismo. Le legioni volontarie europee (1941-1944). Vol. 1Nel marzo del 1944, dopo i duri combattimenti difensivi durante la ritirata da Oranienbaum verso Narwa, entrambi i primi Battaglioni dei Reggimenti “Norge” e “Danmark” della Divisione SS “Nordland”, avevano subito così gravi perdite da restare quasi senza più effettivi e quindi temporaneamente sciolti. I resti delle 2 unità furono dispersi tra gli altri reparti dei 2 Reggimenti, mentre gli ufficiali ed i sottufficiali furono trasferiti al Battaglione rincalzi della Divisione al campo di Graz-Wetzelsdorf in Austria per fare da nucleo ai 2 nuovi Battaglioni da riformare. Questo campo era agli ordini dell’SS-Hauptsturmfuehrer Willi Schweitzer, il quale era incaricato di supervisionare le nuove reclute provenienti dalla Norvegia e dalla Danimarca, pronte ad essere incorporate nei Reggimenti SS che si battevano nei Paesi baltici, così come i Tedeschi delle classi 1926 e 1927 in attesa di essere inviati al fronte. Durante i successivi 6 mesi i 2 Battaglioni furono riorganizzati ed addestrati a Graz, prima di essere trasferiti al poligono di istruzione di Hammerstein, in Pomerania, nel settembre del 1944. A Graz i giovani volontari conobbero per la prima volta, i loro comandanti di Battaglioni. Quello che fece maggiore impressione fu l’SS-Hauptsturmfuehrer Fritz Vogt, comandante designato del I Battaglione del “Norge”. Vogt esigeva dai suoi uomini una disciplina di ferro, passando sul fatto che si trattava per la maggior parte di giovani di 18 anni. La figura di Vogt era molto conosciuta ed incuteva un certo timore, visto che amava chiedere sempre l’impossibile alla sua truppa. Circondato da ufficiali e sottufficiali che lo avevano seguito dalla Croazia fino alla ritirata da Oranienbaum, Vogt era deciso a che il suo nuovo Battaglione non soffrisse l’elevato numero di caduti come in passato. Tra questi sottufficiali spiccava la figura dell’SS-Unterscharfuehrer norvegese Sverre Larssen, che aveva perso il braccio destro in seguito all’esplosione di una granata. Decorato con la croce di ferro di prima classe, pur considerato invalido di guerra, aveva deciso di ritornare a combattere nelle file del suo Battaglione grazie all’intervento personale di Vogt. Il I Battaglione del “Danmark” fu posto invece agli ordini dell’SS-Sturmbannfuhrer Hermann Im Masche, un berlinese di 32 anni con poca esperienza al fronte.

Trasferimento alla “Wiking”

Massimiliano Afiero, Totenkopf: la divisione 'Testa di morto' della Waffen SS Ad Hammerstein si doveva ultimare l’addestramento dei volontari prima del trasferimento in Curlandia, dove si trovava la “Nordland”. Il Generale Steiner visitò a novembre i volontari promettendo che la loro unità sarebbe stata completamente motorizzata. Ma ci fu un cambio di programma. Nell’autunno del 1944 i Sovietici lanciarono una grande offensiva in Polonia, avvicinandosi paurosamente alle frontiere del Reich. Questo costrinse l’OKW ad inviare tutte le forze disponibili in quell’area per tentare di arginare la spinta offensiva nemica, compresi i nostri 2 Battaglioni che avevano al momento una forza effettiva di circa 500 elementi ciascuno. Gli uomini di Vogt e Im Masche furono quindi trasferiti sul fronte polacco per rinforzare le Divisioni SS “Totenkopf” e “Wiking”.

Il 16 novembre, prima ancora che cadesse la prima neve, i volontari partirono su treno in direzione di Modlin, dove sbarcarono in mezzo alla battaglia in corso, sotto il fuoco dell’artiglieria sovietica. Un duro impatto per le giovani reclute al loro battesimo del fuoco. La guerra cui andavano incontro era uno scontro di posizione, con costanti attacchi e contrattacchi dall’una e dall’altra parte. Entrambi i Battaglioni si attestarono lungo il fiume Narew, che separava i 2 fronti nemici, una posizione molto difficile da mantenere, trincerati su una mezza penisola. I Russi tentarono di assalire le posizioni delle Waffen SS quasi ogni giorno, scatenando furiosi combattimenti.

Il 22 dicembre caddero 2 volontari norvegesi, Sydeng ed il Rottenfuehrer Herstad. Quest’ultimo era uno dei pochi reduci del fronte di Narwa ed era molto stimato dai suoi ufficiali essendo un valido capo plotone. Il comandante della 2a Compagnia, l’Untersturmfuehrer Feliz Thoresen, decorato con la croce di ferro di prima classe e ferito anch’egli in Polonia, scrisse la seguente lettera alla madre del caduto, raccontando le circostanze della sua morte: “Stimata signora Herstadt! E’ con mio grande dolore doverle comunicare che vostro figlio Olav è caduto sul campo dell’onore. Olav ed io eravamo grandi camerati, abbiamo combattuto insieme sul fronte di Narwa e poi siamo stati insieme al campo di Hammerstein… Proprio ieri stavo preparando la proposta per il comandante del Battaglione per la sua promozione ad Unterscharfuehrer. Il destino ha deciso che questa avvenisse per disgrazia… Durante un attacco dell’artiglieria russa, una granata cadde vicino ad Olav, proprio nel momento in cui si accingeva ad entrare nel bunker. Fu investito da numerose schegge, iniziando a sanguinare per le ferite subite…Olav è stato sepolto nel cimitero dell’onore a Modlin”.

Natale al fronte

Saint-Paulien, I leoni morti. La battaglia di Berlino Il giorno di Natale, con i 2 Battaglioni sempre trincerati sul fronte di Modlin, capitò un episodio che portò un pò di allegria tra i volontari. Il protagonista fu un Unterscharfuehrer tedesco del Battaglione norvegese, un certo Emil Goetz, della 4a Compagnia. Questo sottufficiale aveva effettuato il suo giro di ispezione delle sentinelle in quella fredda notte di dicembre, quando tornando al suo bunker si accorse della presenza di una figura femminile accovacciata in una casa semidistrutta nella campagna polacca. Si avvicinò lentamente e scoprì che era una contadina sul punto di partorire. Compreso il pericolo che correva la donna nel partorire in quelle condizioni, si apprestò a soccorrerla. Si mise alla ricerca dell’ufficiale medico del Battaglione, il Dottor Tor Storm e lo portò dalla contadina. Dopo alcune ore di travaglio nacque un bimbo, subito trasferito insieme alla madre all’ospedale da campo del Battaglione. Prima di andarsene la donna donò a Goetz l’unico cosa di valore che possedeva, una medaglina d’oro con l’immagine della Madonna. Da quel momento il rude sottufficiale della Waffen SS portò sempre con sè quella medaglina come la più preziosa reliquia. La notizia si diffuse rapidamente su tutto il fronte e tutti ricordarono quell’episodio come la possibilità di trovare un segno di vita e di speranza anche in mezzo a quella guerra infernale.

Jean Mabire, La division nordland broche In quella stessa giornata i Russi non furono altrettanto sensibili e, malgrado fosse Natale, decisero comunque di non rispettare la tregua informale osservata su tutti i fronti di guerra in occasione della natività del Signore. Le truppe sovietiche si lanciarono all’assalto delle posizioni tedesche con estrema ferocia, innescando durissimi combattimenti che si protrassero per l’intera giornata e causando gravi perdite da ambo le parti. Tra i caduti anche l’Untersturmfuehrer norvegese Karl Aagard Doestvig, un giovane combattente, molto ammirato e rispettato nella sua sezione. Appena aveva compiuto 17 anni si era arruolato nella Compagnia sciatori norvegesi delle SS che combattè in Finlandia; dopo fu prima destinato in Norvegia nello Stato Maggiore delle SS-Germaniche e poi frequentò il corso ufficiali a Bad Tolz, uscendone con il grado di Untersturmfuehrer nel giugno del 1944. Nella vita civile era un attore ed un grande sportivo e fu un’ironia della sorte che morì pochi mesi prima che la sua unità fosse destinata in Ungheria, patria di sua madre, una famosa soprano dell’epoca. La stampa norvegese gli dedicò diversi articoli nel marzo del 1945, quando si diffuse la notizia della sua morte. Fu sepolto nel cimitero militare tedesco di Modlin.

Fronte ungherese

Il 27 dicembre il I Battaglione del “Norge” fu rilevato da unità della Wehrmacht, che finirono annientate subito dopo il ritiro dei reparti della Waffen SS, e trasferito su treno sul fronte ungherese. Tra il 31 dicembre ed il capodanno del 1945 i volontari raggiunsero la città di Komorn sulle sponde del Danubio a circa 70 chilometri da Budapest. Sapevano che andavano a partecipare all’offensiva che doveva liberare Budapest dall’assedio dei Russi; nella capitale ungherese erano rimasti intrappolati 25.000 soldati tedeschi e 45.000 ungheresi.

Miguel Ezquerra, Berlin: a vida o muerte L’OKW aveva iniziato una serie di ambiziose offensive per liberare la città, ma senza alcun risultato di rilievo. Gli esempi di valore e di eroismo furono numerosi, disperati tentativi per non cadere nelle mani degli odiati Russi. Gli uomini del Battaglione “Norge”, non appena misero piede in territorio ungherese, furono subito coinvolti in combattimento e così anche per i giorni successivi. Caddero alcuni ufficiali come l’Untersturmfuehrer tedesco Gerhard Kilian, comandante di sezione della 3a Compagnia (4 gennaio 1945). Il 6 gennaio venne conquistata la posizione di Heggy, una casa signorile che i Tedeschi rapidamente trasformarono nel posto di comando del Battaglione, nel villaggio di Bicske a 30 km ad ovest di Budapest. I Russi lanciarono subito contrattacchi contro le posizioni del I Battaglione del “Norge”; nella prima giornata di combattimento il Battaglione perse 150 uomini, tra i quali molti ufficiali feriti. Tra questi il giovane Untersturmfuehrer norvegese Rolf Harry Jansen, comandante della 1a Compagnia, che morì in seguito alle gravi ferite subite al termine della guerra. Tutte le Compagnie lamentavano la perdita del 40-50% degli effettivi. In quella prima giornata di feroci combattimenti, il Battaglione era stato impegnato ad appoggiare l’azione del Reggimento corazzato della Divisione “Wiking”, agli ordini dell’Obersturmbannfuehrer Fritz Darges. Il settimanale “Das Schwarze Korps” in un suo numero del febbraio 1945, dedicò al Battaglione del “Norge” anche un articolo relativamente al suo impegno durante la battaglia di Bicske, intitolato Il forte dei tenaci: …un Battaglione di Tedeschi del Danubio (Volksdeutsche d’Ungheria, ndr) e di volontari norvegesi del ricomposto Reggimento “Norge” appoggiarono l’attacco dei panzer come fanteria di supporto… si potevano udire maledizioni in norvegese o in tedesco, i granatieri continuarono ad avanzare dietro ai carri… il loro comandante Fritz Vogt era in mezzo a loro….

Dopo 7 giorni di combattimenti ininterrotti, il 12 gennaio (o il 14 come citano altre fonti), i volontari poterono ritirarsi verso Tata, ma solo per essere trasferiti in un altro settore del fronte che il Generale Gille intendeva rompere disperatamente con il IV. SS-Panzerkorps. Un esempio di buon cameratismo in quei giorni di duri scontri, ancora dalla voce del volontario norvegese Arne Vego: …questo episodio accadde quando durante i terribili combattimenti dei primi giorni di gennaio del 1945, la mia Compagnia venne completamente decimata. Qualche giorno prima la nostra unità aveva ricevuto l’ordine di conquistare una posizione avanzata nemica; il mio comandante mi ordinò di portare un messaggio al comando del Battaglione. Rapidamente mi misi in marcia, ma non potevo andare veloce a causa del fuoco di sbarramento del nemico, le granate ed i proiettili mi sibilivano vicino e dovevo stare molto attento a cercare di non restare colpito. Lungo il cammino, mentre tentavo di raggiungere il posto di comando del Battaglione, incontrai un ufficiale tedesco di un reparto corazzato SS, aggregato alla nostra unità. Stava steso ed aveva ricevuto delle schegge in entrambe le gambe. Gridava disperatamente chiedendo aiuto. Cercai di soccorrerlo come meglio potevo e mentre cercavo di medicarlo alla meglio mi raccontò come era rimasto ferito in combattimento. Dato che ero l’infermiere della Compagnia, avevo con me un pò di medicinali e bende e riuscii a fermargli l’emoraggia. Dopo lo caricai sulle spalle trasportandolo tra mille difficoltà al posto di comando con me….

La fortezza di Pettend

Massimiliano Afiero, Nordland: i volontari europei sul fronte dell'est Alcuni giorni dopo il Battaglione venne dislocato sulle sponde del lago Balaton, nei pressi di Veszprem, in mezzo alla steppa ungherese completamente innevata e con un freddo intenso. Alla fine di gennaio, tra il 27 ed il 28, il Battaglione fu trasferito nella fortezza di Pettend, vicino al lago Velencze e la città di Stuhlweissenburg, partecipando alla terza offensiva per liberare Budapest. Durante 3 settimane il IV Corpo corazzato SS aveva tentato invano di spezzare il cerchio intorno alla capitale ungherese. Giorno e notte i volontari europei si lanciarono contro le posizioni sovietiche senza riuscire ad averne ragione. Ad aggravare la situazione, i bombardamenti dell’aviazione alleata, che per la prima volta forniva un aiuto diretto ai Sovietici: i volontari rimasero stupefatti nel vedere nei cieli ungheresi aerei americani. Nei duri combattimenti difensivi nella fortezza di Pettend finirono annientati gli ultimi resti del Battaglione, tra questi l’Untersturmfuehrer norvegese Frithjof Rossnaes, un veterano del movimento Nasjonal Samling. Suo padre aveva fondato il gruppo locale del partito nel suo villaggio natale nel 1933. Insieme al fratello servì nella Waffen SS con il grado di ufficiale. Servì nella Legione Norvegese tra il 1942 ed il 1943 come sottufficiale. Fervente nazionalsocialista, aderì fin dal 1941 alla SS norvegese. Un volontario norvegese, lo Sturmmann Amund Enger, addetto alle comunicazioni presso il comando del Battaglione, certificò la morte in combattimento di questo ufficiale in un’intervista: “…Sem ed io eravamo intenzionati a sfuggire ai Russi che erano sul punto di travolgere le nostre posizioni nella fortezza; eravamo rimasti in 25. Durante la fuga incapammo nel cadavere di un ufficiale norvegese, Sem pensò che fosse l’Untersturmfuehrer Jansen, ma in realtà si trattava di Rossnaes. Per il forte nervosismo non avevamo subito guardato la placchetta di identificazione. Uscimmo da Pettend insieme a Vogt su un veicolo militare. Vogt era nervosissimo; vidi personalmente come si lanciava contro 3 carri T-34 con il suo Panzerfaust, distruggendoli tutti e 3 prima che potessero reagire”.

Thorolf Hillblad, Twilight of the Gods: A Swedish Waffen-SS Volunteer's Experiences with the 11th SS-Panzergrenadier Division 'Nordland', Eastern Front 1944-45 Tra i volontari norvegesi caduti a Pettend anche l’Unterscharfuehrer Lars Sandbeck, ferito a morte mentre guidava il suo Plotone nella furia dei combattimenti. Gli altri furono decimati poco a poco. Il capo di Stato Maggiore del IV Corpo SS, l’SS-Obersturmbannfuehrer Schoenfelder, scrisse sui combattimenti di quella giornata: “…il Battaglione “Norge”, quasi esclusivamente composto da norvegesi, di fronte ai continui assalti nemici riuscì a mantenere le sue posizioni per molto tempo. Il suo comandante, l’SS-Hauptsturmfuehrer Vogt, distrusse personalmente a colpi di Panzerfaust, sei carri nemici”. Era naturalmente un’errata interpretazione che il Battaglione fosse composto quasi esclusivamente da Norvegesi, però questo dimostra la grande ammirazione che gli ufficiali tedeschi nutrivano per le formazioni volontarie. La cosa più triste per il Battaglione, a parte la perdita di numerosi uomini, fu il fatto che a Pettend non fu possibile evacuare i feriti. Una ventina di essi furono lasciati in balìa dei Sovietici. L’ufficiale medico dell’unità, Tor Storm, preferì rimanere con loro, malgrado Vogt gli avesse ordinato di seguire la ritirata. Non si seppe più nulla di loro. Molti anni dopo, un gruppo di veterani visitò il campo di battaglia; la popolazione locale narrò che i Tedeschi catturati nella fortezza di Pettend furono rinchiusi in una cantina e fatti saltare in aria con la dinamite.

Verso la fine

Michael Reynolds, Men of Steel. 1st SS Panzer Corps, 1944-45 - The Ardennes and Eastern Front Il 20 febbraio ciò che restava del Battaglione fu destinato alla retroguardia nella zona di Urkut, per essere riorganizzato e ricevere eventualmente rinforzi, cosa molto difficile per quel periodo. La forza effettiva dell’unità annoverava 32 uomini e 4 ufficiali. Erano caduti i comandanti della 2a e della 4a Compagnia, rispettivamente l’Obersturmfuehrer Fechner e il parigrado Kiefer. L’Obersturmfuehrer Fechner era caduto il 3 febbraio a Veszprem durante la ritirata da Pettend e l’Obersturmfuehrer Kiefer 2 giorni dopo. Fechner, 25 anni, aveva servito nel Reggimento “Norge” fin dalla sua creazione assumendo il comando di diverse Compagnie, sempre stimato ed ammirato dai suoi uomini.

Il 10 marzo il comandante Vogt, promosso Sturmbannfuehrer, venne trasferito al comando del Gruppo da ricognizione della Divisione “Wiking”, restando poco dopo ucciso in combattimento. Il comando del Battaglione “Norge”, o meglio di quel che restava, passò allo Sturmbannfuehrer tedesco Barth. In questo breve periodo di relativa calma lontano dalla furia della battaglia, vennero consegnate le decorazioni ottenute nei mesi precedenti. Una mattina la trentina di superstiti furono chiamati all’adunata, per ricevere croci di ferro di 1a e 2a classe, insieme ai distintivi d’assalto della fanteria ed alle spille per il combattimento corpo a corpo in bronzo. Negli ultimi combattimenti in terra ungherese, anche gli altri ufficiali aggregati al Battaglione “Norge” finirono uccisi negli scontri. L’SS-Obersturmfuehrer norvegese Oskar Stromsnes, comandante della 2a Compagnia, cadde il 19 marzo 1945 a soli 24 anni, guidando i suoi uomini sulla collina 211. Stromsnes, nativo di Narvik, era un militare di carriera prima della guerra ed aveva combattuto contro i Tedeschi nel 1940. Arruolatosi nella Waffen SS, dopo un corso a Bad Tolz, fu assegnato alla Divisione “Nordland”, restando ferito durante la ritirata da Oranienbaum e guadagnandosi la croce di ferro di prima classe. L’SS-Obersturmfuehrer tedesco Anton Huber fu dichiarato invece disperso.

Christopher Ailsby, SS. Hell on the Eastern Front - The Waffen-SS in Russia 1941-1945 Il Battaglione era stato lanciato nuovamente in combattimento il giorno prima, in piena controffensiva sovietica sul fronte ungherese. Dopo il ferimento dello Sturmbannfuehrer Barth, l’unità passò agli ordini dell’Obersturmfuehrer Radke. Il giovane Rottenfuehrer norvegese Amund Enger, addetto alle comunicazioni del Battaglione, riportò nel suo diario la descrizione degli ultimi giorni del Battaglione in Ungheria: “…18 marzo: incaricati di contrattaccare a Stuhlweissenburg da una collina. Qui fummo ricacciati dal fuoco nemico. Questo fu l’inizio della ritirata dall’Ungheria. La nostra unità finì annientata a causa della scarsa preparazione militare dei nuovi rincalzi. 19 marzo: sulla collina con Stromsnes ferito alla testa. 20 marzo: esposti ad attacchi giorno e notte. Organi di Stalin e tutto il resto… non potevamo più avanzare, giorno dopo giorno si ripiegava… Il 30 marzo attraversammo la frontiera tedesca…”.

I Tedeschi non avevano più personale con cui poter rimpiazzare le perdite nè il tempo per istruirlo. Tuttavia, le giovani reclute erano entusiaste di essere integrate nelle formazioni della Waffen SS, pur sapendo che la guerra era ormai persa. I superstiti del Battaglione, dopo aver attraversato tutta l’Austria, per evitare di finire in mano ai Sovietici, si arresero agli Americani all’inizio di maggio del 1945. Restavano solo 4 Norvegesi dei circa 40 che iniziarono l’avventura ad Hammerstein.

Il I Battaglione del “Danmark”

Dagli archivi e dai documenti disponibili sono state trovate pochissime notizie sulla sorte e l’impegno del I Battaglione del “Danmark”. Qualcosa si sa grazie all’Obersturmfuehrer danese Eric Brorup (1) e grazie alle testimonianze dei veterani norvegesi che ricordano di aver visto il Battaglione in Ungheria, dal momento che il 1° febbraio del 1945, il I./Norge fu impegnato a salvare il I./Danmark da un accerchiamento sovietico. Herbert Mallis, un tedesco residente in Spagna e veterano del I./Norge ci ha riferito: “…il 1° gennaio il Battaglione “Norge” attaccò con la Divisione “Wiking” in direzione di Budapest. Del I Battaglione del “Danmark” non avevamo alcuna notizia, nè sapevamo cosa stesse facendo. Durante gli anni ho chiesto ai miei camerati se qualcuno sapesse qualcosa del I./Danmark, ma nè gli ufficiali nè lo stesso comandante della Divisione furono in grado di dirmi qualcosa… sicuramente il Battaglione finì annientato nei combattimenti di febbraio…”.

Note

(1) Eric Brorup, Obersturmfuehrer nel Gruppo esploratori della “Wiking” e precedentemente arruolato nell’SS-Fallschirmjagerbataillon 500. Nel 1943 aveva prestato servizio nella 9a Compagnia del Reggimento “Danmark” e nel 1942 nel Battaglione esploratori della Divisione SS “Florian Geyer”.

Tratto da Volontari N. 8 (Gennaio/Febbraio 2006). L’articolo completo di foto è disponibile sulla rivista da pag. 20 a pag. 25.

Condividi:

3 Responses

  1. danilo
    | Rispondi

    grandi eori e combattenti

  2. Uamaria grazia
    | Rispondi

    Ho seguito lo svolgimento della carriera dell’ufficiale tedesco Werner wolff, ma al momento della sua morte, non d’ specificato il suo luogo di sepoltura. Questa mia ricerca, e’motivata da ragioni molto personali. Credo di essere la sua figlia segreta del1943 prima che si sposasse nel 1944

  3. Maria grazie
    | Rispondi

    Grazie.miconsola sapere che ce’ qualcuno che si ricorda di mio padre. Farò’ ancora ricerche sul suo destino.con affetto.

Rispondi a danilo Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *