Ancora Ernst Jünger

Il mondo dell’editoria è strano, poiché ben di rado i numeri rispecchiano criteri qualitativi: il successo nelle vendite solo di tanto in tanto è indice di qualità letteraria. Quando, però, questa raggiunge livelli straordinari, non vi sono più pregiudiziali, censure o anatemi che tengano. Il successo di quei libri e di quegli autori travolge lo snobismo dei critici à la page, degli editori riluttanti e dei pavidi censori.

Non stupisce e non fa più notizia, quindi, il successo mai attenuato (e anzi in continua crescita) di Ernst Jünger, autore dal cuore avventuroso, dalla mente geniale e dalla precisione cristallina, scomparso ultracentenario cinque anni orsono. Si susseguono senza sosta le nuove edizioni, le ristampe, le traduzioni, i convegni e i saggi critici, con una frequenza e un’assiduità indicative di un successo destinato a durare a lungo nel tempo: Jünger è, e diverrà sempre più, un «classico». L’opera dello scrittore tedesco è divenuta il banco di prova di una profonda riflessione filosofica per studiosi e intellettuali provenienti da esperienze culturali assai diverse, oltre che per i molti che intendono, in modo vario, dare una traduzione «politica» o quantomeno «metapolitica» agli orientamenti jüngeriani.

Ernst Jünger, Scritti politici e di guerra. 1919-1933. Vol. 1: 1919-1925 E così, dopo l’attesa pubblicazione del nuovo volume nell’edizione «principe» tedesca di tutte le opere (Sämtliche Werke Band 22), che raccoglie scritti sparsi, tra cui diversi diari di viaggio, anche in Italia (Firenze, Sardegna, Liguria), i diari del periodo 1991-1996, il romanzo Un incontro pericoloso, poesie, traduzioni e discorsi pubblici, è stato recentemente edito nella nostra lingua il primo di tre interessanti volumi intitolati Scritti politici e di guerra 1919-1933, curato da Quirino Principe e tradotto da Alessandra Iadicicco.

Dato alle stampe dalla Libreria Editrice Goriziana, il volume copre il periodo intercorso tra il crollo della Germania guglielmina nella Grande Guerra e il 1925, anno in cui l’autore completò il romanzo Fuoco e sangue. In tutto si compone di 27 articoli, pubblicati per lo più sulla rivista reducistica Die Standarte, e di sei prefazioni a suoi libri usciti nel medesimo periodo. Dominano alcuni dei temi classici dell’«Antico Testamento» jüngeriano (come l’autore stesso definì la sua produzione giovanile), e soprattutto quello della guerra di materiali intesa quale esperienza interiore, fucina di un caratteristico tipo umano disincantato, severo e audace. Quirino Principe sostiene che «in tutti gli scritti qui raccolti si fa strada la direzione fondamentale del pensiero jüngeriano: l’estetica, rettamente intesa come “la filosofia dei sensi intelligenti”». È un’estetica dalla vibrante tensione metafisica, come rivela anche Sandro Gorgone nel recente Cristallografie dell’invisibile, un interessante studio pubblicato dalle Edizioni Mimesis che si inserisce nella oggi vastissima produzione di saggî su Jünger. Questo volume attraversa l’intera opera del «Contemplatore solitario» e individua le chiavi della sua metafisica nelle esperienze del dolore, dell’eros e dell’ebbrezze, dell’amicizia, della morte. Una lettura particolarmente convincente, che va consigliata a tutti gli appassionati lettori di Jünger per la ricchezza di spunti di riflessione che essa offre. Infine Jünger faro per l’Europa, intellettuale che ha segnato il ventesimo secolo del Continente. Ecco i saggi di Bardini, Bernardi Guardi, Demattè, de Esteban, de Benoist, Dughin e Giovannini, tra gli altri, in Ernst Jünger, l’Europa cioè il coraggio (Editrice Barbarossa).

Tra le tante novità sul «rivoluzionario conservatore» tedesco vi è infine da segnalare l’interessante sito internet dedicato al castello di Wilflingen che Jünger abitò dalla fine della seconda guerra mondiale e che è divenuto un museo. Sono disponibili molte informazioni bibliografiche e si possono vedere numerose fotografie dell’autore, comprese quelle della visita presso la foresteria del castello da parte di Helmut Kohl e François Mitterand, avvenuta il 20 luglio 1993.

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Tratto da Il Tempo del 9 marzo 2004.

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Alberto Lombardo è stato tra i fondatori del Centro Studi La Runa e ha curato negli anni passati la pubblicazione di Algiza e dei libri pubblicati dall'associazione. Attualmente aggiorna il blog Huginn e Muninn, sul quale è pubblicata una sua più ampia scheda di presentazione.
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4 Responses

  1. Julius
    | Rispondi

    vi tirate junger dalla vostra "parte" , perchè di questo grande autore non avete capito granchè ..

  2. Centro Studi La Runa
    | Rispondi

    @Julius:

    Non è molto chiaro quello che lei dice. Soprattutto bisognerebbe comprendere cosa intenda con "vostra parte".

  3. Ernst
    | Rispondi

    beh, la vostra parte è quella dei fascisti. ovvio. intendiamoci, non che me ne freghi assai, continuerò a leggere autori di "destra", diciamo così, in maniera molto più feconda di voi, però è divertente vedere che il fascio adotta continuamente sempre le stesse strategie retoriche per non affermare chiaramente il suo essere fascio. diciamo che il prescindere dalle pastoie e dalle categorie politiche non è virile, è vile. 🙂 vi viene bene potervi appellare all'impersonale Tradizione. è cosa comune a tutti così, no? 🙂

  4. Centro Studi La Runa
    | Rispondi

    Curiosamente questo articolo attira commentatori bizzarri che scrivono in modo oracolare e incomprensibile.

    Comunque, caro Ernst, continui pure a leggere Juenger in modo molto più fecondo di noi. Buon pro le faccia.

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