Alcune note sulla dottrina della preesistenza

zodiacaleNella storia delle religioni l’esistenza di un principio spirituale preesistente alla nascita è, assieme con quella della sorte dell’anima nel post mortem, una delle questioni più dibattute. Per quel che concerne nello specifico la storia del pensiero occidentale, si deve a Platone la tesi in forma di mito secondo cui ogni anima dopo la morte torni alla stella da cui era discesa.

In epoca cristiana la tesi della preesistenza dell’anima al corpo fu sostenuta da alcuni Padri come Origene, ma venne combattuta dai Cappadoci nel IV secolo, in particolare da Gregorio di Nissa sostenitore della dottrina avversa secondo cui le anime sono create singolarmente da Dio e non preesistono in alcun modo all’atto creativo. Infine nel concilio di Costantinopoli del 540, la tesi di Platone sarà ufficialmente condannata dalla Chiesa come eretica.

La credenza nella preesistenza di un principio spirituale prenatale è ancora viva tra gli indigeni dell’Australia centrale, dove si ritiene che perché nasca un bambino nel corpo della madre sia necessario che uno degli ‘spiriti-bambini’ dei singoli clan totemici si incarni nel corpo di una donna. Simili concezioni presenti nelle culture di popoli primitivi non devono tuttavia essere scartate a priori come mitologie di popoli arretrati e fuori dalla civiltà, se pensiamo che la visione tradizionale generale della vita contemplava simili vedute e presupposti.

L’uomo tradizionale considerava infatti il visibile come effetto di cause di un ordine superiore. Perciò, il nascere secondo una data nascita, uomo o donna, con alcuni connotati fisici, psichici, di razza e schiatta, non era ritenuto un puro caso, ma trovava ragione di sé nella corrispondenza che il principio divenuto “Io” umano fu trascendentalmente prima di nascere.

enneadiSimilmente nelle Enneadi Plotino asserisce che “l’anima ha dapprima scelto il proprio dèmone e la propria vita”, ma anche che “il corpo è stato formato ad immagine dell’anima che esso racchiude” (Plotino, Enneadi, III, iv, 5; I, i, 11). Fu Platone a dire che: “Non già un dèmone vi sceglierà, ma voi stessi vi sceglierete il dèmone vostro. Voi stessi sceglierete la sorte di quella vita, in cui poi vi troverete, stretti da necessità”. Parimenti il mistico renano del XIII secolo Meister Echkart sostiene che: “In quell’essere di Dio in cui Egli è al di sopra di ogni essere e di ogni differenza, là ero io stesso, volevo me stesso e conoscevo me stesso per creare quest’uomo che io sono. Perciò io sono causa originaria del mio essere, che è eterno, e non secondo il mio divenire, che è temporale.” (Meister Eckhart, Sermone “Beati pauperus spiritu”). Ma anche nella filosofia moderna abbiamo una reminiscenza di tali concezioni, come in Kant e Schopenauer circa il cosiddetto “carattere intelligibile” o “noumenico”, precedente il mondo dei fenomeni, secondo cui il carattere empirico deve render nel corso d’una vita l’immagine del carattere intelligibile, e non può riuscir diverso da come richiede l’essenza di quest’ultimo.

Curioso a tal proposito è l’episodio immortalato da Dante nella Divina Commedia, quand’egli avendo già attraversato la sfera della Luna dove ha incontrato le prime anime beate s’interroga riguardo la sorte assegnata dalla Provvidenza a queste anime, che sono «qui rilegate per manco di voto» sì, ma anche per un motivo di carattere astrologico, stante il vecchio adagio per cui «astra inclinant, non necessitant»: durante la loro vita terrena questi spiriti infatti sono andati soggetti all’influenza del primo cielo, da cui hanno ricevuto una naturale inclinazione alla volubilità.

La stessa visione olistica dell’esistenza umana, ritenuta in rapporto con tutto ciò che esiste, nondimeno che con gli astri, è presente nella dottrina della regalità sacra, per cui le anime si orienterebbero secondo affinità verso un determinato pianeta, al quale corrisponderanno le caratteristiche di quell’anima umana, e il re si riteneva aver percorso la linea delle influenze solari.

Agli occhi dei moderni simili affermazioni sanno di follia e sembra cosa del tutto arbitraria che la nascita determini la posizione sociale e l’attività che un uomo svolgerà nella vita, per il semplice fatto che la nascita è ritenuta un caso. Per i nostri contemporanei vale infatti ciò che il De Maistre ebbe a dire dei suoi: “Si giudica un tempo in cui gli uomini vedevano gli effetti nelle cause con la mentalità di un tempo in cui gli uomini a fatica risalgono dagli effetti alle cause, o si dice che è inutile occuparsi della cause, o non si sa quasi più che cosa sia una causa” . Ma come compatirli!

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2 Responses

  1. ekaros
    | Rispondi

    Molto interessante, e universalmente giusto e reale. Ma come compatirli! Si, come compatirli… Si dice che in questo basso ciclo l’isolamento è totale, nulla è coscientemente unito ad un minimo di superiore… E tutto equilibratamente fa parte di questa epoca, come coloro che la vivono, Solo chi s’innalza, e di poco, si rende conto di questa realtà… E la voglia di evasione è tanta… Limite, ignoranza, basse vibrazioni… Nebbia opprimente…Isolamento totale… Lugubri rintocchi di campane nel buio, nel buio più nero, più asfissiante, e rumori… caotici rumori martellanti ovunque, trascinanti in basso, come pietre precipitanti senza fine da vertiginose altezze…
    Ma una fioca luce nel buio di chi è desto è accesa, e nel silenzio arde, libera e pura…
    E un sottile sorriso s’innalza…

  2. Daniele Bettini
    | Rispondi

    Giovanni Balducci puoi scrivere qualche articolo sul genio familiare (nelle varie culture) e come si puo’ preservare e tramandare di nascita in nascita?
    E come e quando lo si puo’ perdere?

    E puoi dirci se c’è stata in Europa, nella Grecia classica, un qualcosa di simile alla teoria dei tre Guna indu’?

    Grazie

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